Saremmo capaci di rinunciare a Facebook, Twitter o Instagram per la nostra salute mentale e fisica ???

Sto lavorando da qualche giorno ad un articolo piu' complesso che sta richiedendo delle ricerche e lo studio di alcuni documenti piuttosto elaborati. Il titolo dell'articolo sara': Tendenze globali fino al prossimo decennio. L'Europa sara' in grado di affrontarle? e credo che lo pubblichero' su questo mio blog lunedi 30 marzo.

Stamattina, come al solito, mi sono svegliato, fatto che in questo periodo e' gia' un ottimo risultato e sono andato pieno di buona volonta' ed ottimismo in soggiorno per fare colazione con la mia famiglia per poi continuare, tranquillo, nella preparazione dell'articolo. 

Ho trovato, sdraiato sul divano, mio figlio dodicenne che smanettava sul suo telefonino, cosi pure la mamma che su una poltrona vicina smanettava, sorridendo da sola, anche lei sul suo telefonino. 
Tutti e 2 mi hanno salutato senza guardarmi con un fievole suono gutturale. Deluso dell'accoglienza ricevuta mi sono seduto, anche io su una poltrona ed ho cominciato a pensare e ricordare, in silenziosa solitudine, ai miei risvegli da bambino. 


Mia madre era un'insegnante, partiva molto presto da casa, per essere a scuola in tempo ad aspettare l'arrivo degli alunni. Lei non aveva la sua automobile, non aveva mai voluto imparare a guidare, diceva che il guidare distrae la mente. Cosi ogni mattina, prima di partire con i mezzi pubblici verso scuola, entrava nella mia camera, io sentivo l'odore del suo profumo quando si avvicinava e senza troppe perdite di tempo mi sciorinava tutto quello che io avrei dovuto fare durante la giornata, poi mi salutava lanciandomi nell'aria un bacio e partiva verso la scuola. Io restavo con mia zia, sua sorella piu' giovane rimasta nubile che provvedeva a me, alla mia colazione e al prepararmi per andare a scuola. Con mia zia parlavo, raccontavo i sogni che avevo avuto durante la notte e che lei cercava di decifrare, le ripetevo le lezioni, protestavo per la colazione che avrei voluto diversa, cercavo prima di partire verso scuola di coinvolgerla in qualche gioco veloce, insomma da quando mi ero svegliato avevo continuamente comunicato con qualcuno, parlato prima con mia madre e poi con mia zia. Andando verso scuola in compagnia di altri bimbi parlavamo della squadra del Napoli, di Sivori, Altafini e Iuliano o delle partite di pallone che avremmo voluto fare o delle figurine dei giocatori da scambiare o di come avremmo potuto evitare l'interrogazione a scuola, insomma comunicavamo, parlavamo, urlavamo ridevamo insieme. 

Tornato a casa trovavo il pranzo sulla tavola e mentre si mangiava con mia zia si raccontava, si parlava di come erano andate le lezioni, si raccontavano le ingiustizie subite e quelle ... fatte, insomma si continuava a parlare.
Nel pomeriggio si facevano i compiti e si approfittava di qualcosa che non si sapeva o si fingeva di non sapere per perdere tempo o per telefonare a qualche amico, dall'unico telefono di casa che era appeso su di una parete del corridoio, insomma si comunicava, si parlava sempre e comunque.
La sera la famiglia era tutta riunita a tavola, si mangiava tutti assieme con mio padre, mia madre, mia zia e mia sorella. Tutti con la voglia di raccontare, di dire e spiegare che cosa avevamo fatto durante la giornata. Qualche volta ci si arrabbiava per qualche errore fatto specialmente da me che ero il piu' piccolo, ma anche il piu' vivace, ma sempre l'atmosfera era serena, sorridente.

Allora, cosa voglio dire e proporre con questo breve articolo ? 
Ci hanno fatto perdere la capacita' di parlare, ci hanno fatto perdere la capacita' di comunicare. Ci hanno proposto, anzi imposto un mondo la cui globalita' non e' fisica e reale, ma soltanto virtuale. 
Lo so che la mia proposta, il mio desiderio vi potra' sembrare assurdo, ma secondo me potremmo  e dovremmo approfittare di questo drammatico momento per avere la forza di buttare dalla finestra definitivamente tutti i social networks che affollano i nostri telefonini.

I vari Facebook, Twitter, Instagram ed anche  persino WhatsApp stanno rendendo la realta' della vita della gente sempre piu' solitaria, sempre piu' asociale, sempre piu' isterica, sempre piu' irrascibile. 
Tutti stiamo sempre piu' dimenticando di dialogare con le persone che fisicamente sono a noi vicine. Ci svegliamo con il telefonino sul comodino, controlliamo Facebook mentre salutiamo distrattamente i nostri familiari, facciamo colazione ognuno con il proprio telefonino vicino chattando con amici/nemici virtuali, saliamo in auto o sui mezzi pubblici e controlliamo se ci hanno risposto, ridiamo da soli o peggio ci arrabbiamo da soli. 
Anche chi non ha familiari ed e' single, quando ero piccolo io, aveva un vicino di casa con cui parlare, a cui chiedere almeno il sale. Ora il vicino non lo conosciamo nemmeno, non ne conosciamo nemmeno la faccia, ma forse lo abbiamo, per assurdo, senza saperlo, come amico su Facebook e con lui chattiamo il piu' delle volte inutili e studide notizie, solo perche' non abbiamo altro di meglio, secondo noi, da fare.

Che malinconia, che tristezza !!! Chissa' che il Coronavirus ci svegli e ci aiuti ad imparare di nuovo a parlare, a dialogare, a scambiare idee, opinioni tra persone e non attraverso solo i nostri anonimi ed impersonali telefonini.


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