Tendenze globali fino al prossimo decennio. L'Europa sara' in grado di affrontarle?

Nel precedente articolo: "L'era che verra' !!!" pubblicato su questo blog il 24 marzo ipotizzavo il futuro della scuola che sarebbe nato dalla rivoluzione che stiamo vivendo da protagonisti e che io ho ipotizzato potra' chiamarsi nei libri di storia futuri proprio L' era che verra'.
In questo nuovo articolo vorrei prendere lo spunto da una conversazione "telematica" avuta ieri con una mia cara amica, importante ed esperta avvocato che aveva come soggetto non solo il nostro incerto oggi, ma si proiettava in ipotisi piu' o meno sensate sul futuro socio-economico nostro e quello dei nostri figli e nipoti.

Ho gia' scritto articoli su questo soggetto come "E se fosse un esperimento sociale ?  No, e' una grande opportunita' !!!" del 6 marzo o "E se fosse l'arca di Noe' ?" del 9 marzo o "Sara' il Nuovo Risorgimento Italiano ?" o infine "Comunque vada, sara' un successo !!!" del 21 marzo, tutti articoli che sentono, percepiscono che il futuro della nostra Societa' civile non avra' nulla del passato che abbiamo vissuto e conosciuto sin'ora e cercano di dare una futura prospettiva.

In questo articolo proporro', in una prima fase di dare a me stesso e a chi legge la definizione di societa civile' e di tracciare una breve sua evoluzione storica, per far questo mi avvarro' dell'aiuto sintetico di quello che Wikipedia scrive:


La società civile è un'aggregazione di cittadini riferita alla loro convivenza in uno Stato. L'aggettivo "civile", contrapposto a barbaro, sottintende il raggiungimento di un alto grado di civiltà materiale o spirituale, dove il termine "civile" deriva dal latino civilis, derivato di civis (cittadino)

L'evoluzione storica del concetto di societa' civile passa:
  • nel '700 con Rousseau che la considera come un contratto sociale l'unione politica tra individui. 
  • Tra la fine del '700 inizi '800 con Hegel avviene la svolta ideologica della distinzione tra società e Stato, tra società civile e società politica. Il filosofo tedesco subordina il concetto di società a quello di Stato e nel processo dialettico considera la società civile momento intermedio con la conseguenza che dalla "immediatezza naturale" dell'aggregazione familiare si giunge alla "consapevolezza" dello Stato. Per Hegel lo Stato è insomma una fase autonoma sia rispetto all'organizzazione familiare che alla società civile e agli interessi di ogni individuo.
  • Nella dottrina di Marx La distinzione e opposizione dialettica tra società e Stato sfocia nella concezione politica della lotta di classe. In tale ottica viene concepito uno Stato le cui esigenze coincidono con quelle della società. Il marxismo diviene scienza critica della società. Con il ribaltamento di quella che Marx chiama società borghese e l'abolizione della proprietà privata attraverso la rivoluzione comunista, avviene l'emancipazione dell'individuo.
  • La sociologia come scienza, con l'avvento della concezione positivistica di Auguste Comte, fa assumere ai problemi della vita sociale una forma indipendente. La nuova scienza sociologica, a differenza del marxismo, diviene scienza positiva e le due discipline per molti decenni hanno reagito con accuse reciproche molto pesanti: il marxismo definito dalla sociologia fanatismo politico razionalizzato e la sociologia accusata dal marxismo di ideologia borghese
Si può ritenere la società civile sinonimo di società evoluta aperta al progresso a condizione di non porre dei limiti storici e geografici al suo significato. In caso contrario si cadrebbe nell'errore di creare un sinonimo tra società civile e società contemporanea. Con la conseguenza di escludere arbitrariamente dal concetto di società civile epoche storiche che hanno segnato importanti conquiste di civiltà. Questa considerazione chiama in causa il relativismo. Lo sviluppo nel tempo del concetto di progresso ha dovuto fare i conti con le diverse concezioni del progresso umano visto di volta in volta con parametri diversi
Il concetto di società civile trascende la politica e il riconoscimento dei diritti da parte delle istituzioni. C'è una differenza tra progresso scientifico e tecnico e progresso morale. La società civile, come la democrazia, più che aggregazione di popolo e di sudditi, è aggregazione di cittadini, aggregazione di uomini. Riguarda il progresso scientifico ma la consapevolezza e il riconoscimento sociale di diritti fondamentali che Kant definisce diritti innati. A cominciare dal diritto alla libertà. Per Kant, a differenza di Hegel, società civile e politica, società civile e Stato sono un tutt'uno inscindibile come momento successivo e superiore che supera la barbarie affidandosi all'autorità e alla legge.

Dopo questo forse lungo, ma spero interessante, preambolo sulla societa' civile vorrei, dapprima, introdurre il mio punto di vista sul futuro del progetto Europa unita ricordando il pensiero di Winston Churchill in una sua frase:
Ciò che caratterizza l’eterno ripetersi della storia è l’assenza di lungimiranza, la riluttanza ad agire quando invece l’azione sarebbe semplice ed efficace, la mancanza di lucidità, la confusione nei consigli proferiti, fino al momento in cui non si verifica un’emergenza e non veniamo scossi dallo spirito di autoconservazione.
poi analizzando assieme quanto cita l'ESPAS (European Strategy and Policy Analysis Systemnello studio pubblicato per l'Unione Europea nel 2017 sotto il nome: Tendenze globali fino al 2030. L'Europa sara' in grado di affrontare le sfide future ? sull'inizio dell'attuale disavventura a livello mondiale
  1. La popolazione invecchia e si arricchisce, il ceto medio si rafforza e al contempo si accentuano le disparità sociali. 
  2. Il peso economico e il potere politico si spostano verso l’Asia. La sostenuta crescita economica mondiale diventa sempre più vulnerabile alle sfide e alle debolezze del processo di globalizzazione. La rivoluzione tecnologica con le sue applicazioni incide su quasi tutti gli aspetti della società. L’invasione digitale provoca cambiamenti radicali e dirompenti. 
  3. L’aumento del consumo energetico e i nuovi modelli di produzione rendono sempre più difficile gestire le scarse risorse. 
  4. L’interdipendenza fra i paesi, fatto accertato sulla scena internazionale, non va di pari passo con il potenziamento della governance globale. L’ordine mondiale diventa più fragile e imprevedibile. 
Sempre raccogliendo quanto si leggeva sullo studio ESPAS del 2017 il mondo si sarebbe dovuto preparare a 3 importanti rivoluzioni che avrebbero reso il mondo piu' complesso e meno sicuro:

  1. Una rivoluzione economica e tecnologica:  la convergenza delle tecnologie e la proliferazione di strumenti disponibili per le masse trasformeranno le economie e le società, offrendo enormi opportunità in termini di produttività, aumento del benessere e partecipazione consapevole e attiva (il cosiddetto «empowerment»). Gli sconvolgimenti sociali, tuttavia, potrebbero determinare anche un’ulteriore crescita della disoccupazione, disuguaglianze e provocare l’impoverimento del ceto medio nei paesi sviluppati, compresi quelli europei.
  2. Una rivoluzione sociale e democratica:  a mano a mano che diventano più partecipi e più connesse, le persone saranno più creative, più dinamiche e meno legate allo stesso lavoro per tutta la vita, ma saranno anche più esigenti e più critiche. Un’evoluzione di questo tipo potrebbe consentire ai paesi di svecchiare radicalmente i «contratti sociali» e di inventare nuove forme di governance. Al tempo stesso, tuttavia, diventerà più difficile elaborare contratti collettivi e definire impostazioni comuni avvalendosi di strutture tradizionali come i partiti politici o i sindacati. La tendenza a contestare l’ordine costituito potrebbe rafforzarsi ulteriormente, così come il ricorso a iniziative meno tradizionali e più locali. Saranno sempre più forti le pressioni per una maggiore rendicontabilità e trasparenza nei vari livelli di governance.
  3. Una rivoluzione geopolitica:  l’inarrestabile ascesa dell’Asia metterà presto fine ai circa due secoli di predominio mondiale da parte del continente europeo e degli Stati Uniti d’America. Contestualmente all’emergere di altre potenze in Africa e in America latina, il mondo diventerà sempre più multipolare. La globalizzazione proseguirà, ma sarà guidata da nuovi attori con valori diversi. Questo potrebbe portare a nuove forme di contrapposizione tra i principali protagonisti sulla scena mondiale.
Sempre, continuando a leggere, con attenzione, lo studio dell' ESPAS del 2017 troviamo scritto quanto segue:
A causa di queste tre rivoluzioni, i prossimi decenni saranno probabilmente caratterizzati da turbolenze di maggiore entità e perfino da cambiamenti radicali. (....) 
In un contesto di incertezza, volatilità e rischio sistemico, è altamente probabile che si verifichino fenomeni sovvertitori come una grave crisi finanziaria e monetaria, una pandemia devastante, una crisi energetica su vasta scala o un conflitto nella regione Asia-Pacifico. 

Prima di arrivare alle conclusioni dello studio dell'ESPAS del 2017 e a quelle mie sul nostro futuro vorrei farvi leggere una frase di Georges Clémenceau politico francese della meta' dell '800:
In politica bisogna sapere cosa si vuole e quando lo si vuole, bisogna avere il coraggio di dirlo, e quando lo si fa bisogna avere il coraggio di portarlo a termine
La qualità delle politiche, a qualsiasi livello, non dipende soltanto dalla capacità di decisione e di azione, ma anche dalla qualità delle analisi e dalla capacità di identificare ciò che conta per il presente e per il futuro. Non si può predire il futuro con estrema precisione, ma è certamente possibile individuare e analizzare, in un dato momento, le più importanti tendenze attuali, sempre nella consapevolezza che queste potrebbero prendere nuove direzioni, diventare irrilevanti o addirittura essere invertite. (...) Tale analisi dovrebbe contribuire a generare e alimentare un dibattito più ricco, continuo e pluralistico circa le priorità strategiche dell’Unione e le scelte per il futuro, con maggiore attenzione al medio e lungo termine. L’obiettivo è quello di garantire ai responsabili politici dell’Unione europea una migliore comprensione del contesto globale in cui occorre adottare delle decisioni, come pure delle conseguenti sfide e delle scelte che ci si profilano. (...) Tramite questo processo, l’Unione europea può contribuire a mettere l’analisi delle tendenze globali al servizio dei suoi leader, istituzioni e cittadini in maniera più diretta.

Questa e' la sintesi di un documento di 88 pagine che ESPAS nel 2017 ha consegnato ai politici delle 27 nazioni che compongono l'Unione Europea e pubblicato sul proprio sito a disposizione di tutti che abbiano avuto voglia di leggerlo e di capirci un po' di piu'.

Qual'e' il mio punto di vista sul momento che stiamo vivendo e sulla possibilita' che ha l'Europa di superarlo ???
Dopo aver letto con una certa attenzione il documento ESPAS sono arrivato a questa personale conclusione e dopo aver assistito al macabro spettacolo di questi ultimi mesi di convivenza Europea sono sempre piu' convinto che:
Il progetto di Europa unita e' agonizzante e da considerare fallito !!!
Il suo fallimento non e' imputabile a chi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale ha cominciato ad accarezzare questo sogno, anche perche' il sogno di una Europa Unita ha un origine temporale piu' remota, come testimonia la frase di: Stefan Zweig scrittore, giornalista vissuto a cavallo del secolo XIX - XX sul periodo precedente al 1914:
Alla fine di questo secolo, quarant’anni di pace avevano rafforzato le economie nazionali, la tecnologia aveva accelerato il ritmo della vita e le scoperte scientifiche erano state fonte di orgoglio per lo spirito di questa generazione. Lealmente credevano che i confini e le divergenze esistenti fra le nazioni avrebbero finito per sciogliersi in un comune senso di umanità, concedendo così a tutti la pace.
Il fallimento del progetto Europa si deve addebitare principalmente a chi si e' appropriato del progetto e mi riferisco agli speculatori finanziari Europei e mondiali appoggiati dallapolitica egemone della Germania e del suo vassallo, la Francia che hanno visto enormi margini di guadagno dall'introduzione di quella valuta comune che e' l'Euro. Moneta anomala, perche' la sua emissione non si basa sulla riserva aurea di ciascuna nazione, ma nell'ambito dell'Eurosistema, dove le banche nazionali centrali producono la quantità di banconote in euro a loro assegnata.

L'evidente fallimento dell'Europa viene, ancor piu' avvalorato dalla comparazione fatta nella tabella dello studio ESPAS con il nome:
Tendenze nel PIL a parità di potere d’acquisto (PPA) delle prime sette economie nazionali del mondo 
dove nell'analisi del 1990 tra le prime 7 economie figurano dal terzo posto al sesto quattro nazioni della Comunita' Europea, ossia Germania, Francia, Italia ed Inghilterra
La stessa tabella nel 2010 vede solo 3 nazioni Europee presenti e dal quarto posto: Germania, Francia ed Inghilterra dove l'Italia e' gia scomparsa dalla lista. 
Nel 2020 la Germania scende al quinto posto e l'Inghilterra al sesto. 
Nella tabella delle previsioni del 2030 scompare anche la Germania e rimane ultima la sola Inghilterra che nel frattempo ha gia' lasciato la Comunita' Europea dal 2020. 
Insomma nell'analisi tra il 1990 al 2030 l'economia Europea invece che diventare la locomotiva economica del mondo e' destinata a scomparire ... miseramente.

I politici nazionali e quelli Italiani in particolare hanno una parte sostanziale di colpe per loro incapacita' e sopratutto per la loro cattiva fede. Ognuno di loro ha lavorato non, per la sia pur debole causa comune, ma semplicemente per arricchire se stessi e le lobby delle banche da loro protette all'interno del mercato comune che sono le uniche che hanno guadagnato da questo disastroso progetto che sta distruggendo non solo la nostra nazione e la nostra economia, ma anche quella delle altre nazioni europee.

Tutto questo ha portato le popolazioni nazionali che inizialmente avevano accettato la scelta Europea  senza un eccessivo entusiasmo ma costrette a scelte economiche, sociali e finanziarie non condivise e capite a sentire il progetto Europa sempre piu' distante ed ostile al punto di arrivare all'attuale quasi generale rigetto.
Noi Italiani forse per quel incomprensibile complesso di inferiorita' che abbiamo sempre avuto nei confronti dello straniero abbiamo, unici tra gli Europei accolto inizialmente sia il progetto Europa e poi la moneta comune, l'Euro come momenti epocali, cosa che i cittadini di altre nazioni non hanno mai fatto come ci ricordava il giornalista, scrittore Idro Montanelli quando scrisse ancor prima che l'Europa unita si facesse:
Quando si fara' l'Europa unita i francesi ci entreranno da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da europei
Ora che possiamo fare noi Italiani sedotti ed abbandonati ???
Certo non abbiamo il potere economico della Gran Bretagna che ha sbattuto la porta in faccia alla Comunita' Europea con la Brexit, ma siamo pur sempre l'Italia, una nazione, un popolo che da piu' di 2000 anni ha sempre dimostrato di saper superare i peggiori momenti.

Quindi, la mia proposta e' quella di avviare e portare a conclusione l'uscita dell'Italia dalla Comunita' Europea, l'Italbrexit di abbandonare da subito l'Euro e di ritornare a stampare la propria moneta, la Lira, sulla base delle nostre riserve auree che nel 2014 si contavano esattamente in 2.451,80 tonnellate d’oro nelle casse della Banca d’Italia, quantità che pone il nostro paese al terzo posto nella classifica mondiale di detentori d’oro fisico, dietro USA e Germania. Il controvalore al 31/12/2018 era di circa € 88 miliardi.
Lira che tra l'altro, era considerata a livello internazionale una moneta importante come testimonia anche il Financial Times che assegna alla lira italiana "l’Oscar della moneta" per la capacità di ripresa dimostrata dopo la crisi dell’inverno 1963-64 
Il ritorno alla Lira permettera', cosi, alle imprese Italiane di riprendersi quel posto di rilievo mondiale che avevamo prima dell'avvento dell'Euro e che proprio l'Euro aveva compromesso. ,


L'Italia per sua natura geografica ha una posizione strategica al centro del Mediterraneo, posizione che gli Americani conoscono bene e che i Russi e Cinesi ultimamente sembrano apprezzare sempre di piu'.
L'Italia di conseguenza non avra' il ruolo di comprimario, ma di protagonista sullo scacchiere politico internazionale solo se i nostri politici e noi tutti sapranno sfruttare con forza, equilibrio e capacita' politica senza dover essere i servi o schiavi di nessuno, solo cosi' l'Italia tornera' ad essere il polo catalizzatore al centro del Mediterraneo, polo catalizzatore nella politica economica, in quella commerciale e sociale di tutto il Mediterraneo.
Proprio con questa consapevolezza potra' e dovra', a mio avviso, giocare un ruolo fondamentale nel futuro politico, economico e sociale della nostra casa comune: la Terra.

In conclusione:
  • via dalla Comunita' Europea 
  • via dall'Euro e senza rimpianti, 
  • ritorno alla Lira Italiana
  • politica estera finalizzata sulla nostra centralita' nel Mediterraneo mantenendo rapporti di collaborazione senza sudditanza ed alleanze coercitive con le principali future potenze mondiali economiche che militari: USA, Russia, Cina ed India, consapevoli della nostra forza e valore.




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